Il sampietrino può essere considerato il simbolo di come una cosa singola possa assumere grande importanza in un contesto più grande di essa. Così come dall'unione di sampietrini nasce la pavimentazione più iconica di Roma, dalla collaborazione tra singoli cittadini romani è nato uno degli imperi più grandi di sempre. Il manufatto nasce dalle cave dei Colli Albani sotto il pontificato di Papa Sisto V ma viene largamente utilizzato a partire dal 1725, anno della lastricazione di Piazza San Pietro per volere di monsignor Ludovico Sergardi. In onore della piazza l'evento ha conferito al sampietrino il nome con il quale ancora oggi lo conosciamo. Successivamente molte piazze di Roma (es. Piazza Santa Maria in Trastevere) sono state lastricate con sampietrini di varie dimensioni.La sua lavorazione ha subito nel corso degli anni alcune modifiche; inizialmente la materia prima (porfido, leucitite o selce) veniva spaccata per non indebolire il manufatto mentre oggi, per questioni di rapidità è tagliata.
Il suo fascino discreto lo porta a raramente a ricoprire ruoli di protagonista (Sassi d'artista-Christian Valentini) mentre la maggior parte delle volte la sua funzione è quella di fare da cornice. Lo ritroviamo in ogni ambito artistico che concentra le sue attenzioni su Roma, da quello cinematografico, a quello musicale passando per quello letterario. Simboleggiando la Città Eterna è spesso vittima di refurtiva da parte di turisti stranieri ma al contempo grazie al suo status è diventato anche un dolce.
Sebbene il concetto di sampietrino è legato a doppio filo ai concetti di tradizione e storia, esso non rinuncia all'ardua sfida che il processo tecnologico impone, innovandosi e proponendosi come soluzione alternativa ed ecologica all'asfalto.